Palazzo Pellegrini

Sito a Bergamo in via Zambonate in corrispondenza delle an6che “muraine” (il confine daziario creato dalla Repubblica Veneta nel corso del XV secolo. L’edificio oggi è frazionato in più unità, ma man6ene una adeguata riconoscibilità dei traH originari. Nel giardino del palazzo è posto un elemento architeJonico con due colonne laterali a sfondo di una an6ca statua raffigurante Ercole, mentre all’interno vi è uno scalone ornato da un puJo in gesso. Alcuni soffiH delle sale poste al piano nobile sono decora6 con affreschi di ar6s6 anonimi del XVIII secolo, presumibilmente vicini a Federico Ferrario ed a Giosuè ScoH, orna6 da cornici in stucco.
Giardino di Ercole

Scalone della virtù intenta a scacciare il vizio/Scalone d'accesso al piano nobiliare



Sul soffitto di questo ambiente si trova un affresco ovale con una cornice in stucco. Esso raffigura la Virtù che scaccia il Vizio.
La prima é rappresentata come una giovane donna bella e graziosa, con due grandi ali alle spalle e un’asta nella mano destra. Tre angeli volano intorno a lei disegnando un cerchio. Uno di essi tiene la sua corona d’alloro.
Il Vizio, che indossa un manto per coprire le nudità, è accompagnato da un quadricefalo (simbolo della sua malvagità). Il suo sguardo, timoroso, è rivolto contro quello sicuro della sua rivale. La prospettiva vertiginosa è esaltata dai gesti, in direzioni opposte, dei personaggi.
Scala dell'allegoria della pittura

La prima sala del palazzo presenta una settecentesca decorazione a stucco e un’affresco che ritrae l’allegoria della Pittura. Gli attributi di quest’ultima, come in tutti gli affreschi del palazzo, sono custoditi dagli angeli. Essi tengono tavolozza, tavoletta, album da disegno, pennelli e fogli bianchi. La Pittura osserva il putto accomodato sulle sue ginocchia e che tiene nella mano destra una strumento per il disegno. I colori scelti apportano un’intensa luminosità alla scena. Le figure si fanno spazio tra le nubi che occupano l’intero affresco.
Sala dell'abbraccio tra la pace e la giustizia

Proseguendo nella stanza adiacente gli stucchi diventano maggiormente elaborati e l’affresco rappresenta l’abbraccio tra la Pace e la Giustizia. La Pace, vestita di bianco, tiene un ramoscello d’ulivo nella mano destra. La Giustizia, in abiti sontuosi, è rappresentata di tre quarti. Un amorino tiene i suoi attributi di riconoscimento: bilancia e spada. La facoltà punitiva della Giustizia viene rappresentata dall’artista con un fascio di verghe e la scure. Sulla sinistra un putto dorme tranquillo ad indicare che niente di brutto può accadere in presenza delle due virtù. Le nuvole, presenti anche in quest’affresco, fanno da cuscino alle figure.
Sala della Sapienza

Nella terza sala in una cornice di stucco quadrata e di più ridotte dimensioni viene rappresentata l’allegoria della Sapienza, riconoscibile per il libro aperto nella mano sinistra e la lanterna ad olio nella destra. Ella è una giovane donna che si fa spazio tra le nubi insieme ad un putto in primo piano che amplifica lo scorcio prospettico.
Sala del merito insignito della memoria

L’affresco raffigura un uomo anziano, il Merito, incoronato d’alloro dorato. Nella mano sinistra regge un libro e nella destra uno scettro. Le sue vesti sono sontuose e l’armatura, che solitamente lo identifica, è retta dall’amorino alla sua sinistra che siede su uno stendardo.
Il libro indica la natura studiosa del vecchio e l’armatura quella legata alle conquiste belliche.
La Memoria invece non rispetta le regole iconografiche. Ella è raffigurata come una donna di mezza età con un’acconciatura arricchita di perle e un’abito bianco e verde con una cinta dorata. Ampio spazio è lasciato al cielo le cui nubi presentano un forte contrasto tra tinte calde e fredde mentre le figure in primo piano presentano un impianto prospettico che rimandano ad una tecnica di provenienza ticinese. Si pensa dunque che in quest’affresco l’artista principale sia stato coadiuvato da una seconda mano.